La meditazione seduta, consigli sulla postura

Molte persone si avvicinano alla meditazione, ma solo pochi continuano il cammino verso la liberazione, i problemi sono molteplici, quasi sempre scuse legate a questioni di tempo, di voglia e di scarsa fiducia negli obbiettivi che la meditazione Vipassana è in grado di raggiungere e tante persone finiscono per terminare precocemente la loro “avventura” senza porre le basi solide per continuare a praticare. Sono molteplici gli ostacoli che non permettono una pratica costante, la postura è uno di questi, vediamo alcuni consigli per migliorare l’esperienza durante la meditazione seduta.



Le posture più comuni per praticare la meditazione sono quella del loto, in alternativa quella del mezzo loto, queste posture ricordano la geometria piramidale, notoriamente conosciuta per essere stabile ed è questo il motivo per il quale anticamente sono state costruite opere giunte fino a noi utilizzando questa forma geometrica. Per i principianti risulta piuttosto scomodo meditare in questo modo. Esiste una relazione fra la mente e la postura, infatti se la mente sperimenta inquietudine e preoccupazione il corpo si sentirà incomodo, al contrario una mente ispirata e tranquilla dona al corpo stabilità senza sforzo alcuno. Quando si proverà un formicolio alle gambe può essere utile immaginare il corpo diviso in due parti: dalla vita in basso e dalla vita in alto. Provare diverse combinazioni di cuscini è importante per trovare il giusto compromesso tra comodità e stabilità. La stabilità è il punto cardine della postura, immaginare il corpo come una montagna rende abbastanza chiaro il concetto, la spina dorsale deve essere dritta, ma mantenendo la naturale curvatura. Gli occhi durante la meditazione possono rimanere aperti come chiusi, probabilmente lasciarli socchiusi è il giusto compromesso, lo sguardo in ogni caso deve puntare verso il basso indicativamente due o tre metri davanti a noi. Se durante la pratica sperimentiamo sonnolenza può essere d’aiuto mantenere gli occhi aperti.
Non dobbiamo dimenticare che la meditazione non è uno stato alterato della mente, ma piuttosto un mezzo che ci consente di relazionarci con noi stessi e il mondo in maniera naturale, per questo motivo anche gli altri sensi come, l’olfatto e l’udito devono rimanere “aperti” senza però attaccarci ad essi, semplicemente prendendo atto che esistono i suoni e gli odori e prendendoli così come sono senza alterarli attraverso un pensiero.

Anche la bocca semi aperta accennerà un sorriso per ispirare un carattere cordiale e gentile, dovremmo in un certo senso imitare la figura del Buddha durante la meditazione seduta, non dobbiamo dimenticare che le potenzialità del Buddha risiedono in noi e questa è la chiave che ci condurrà ad una pratica attenta e consapevole.