Introduzione alla meditazione Vipassana

Vipassana significa vedere chiaramente, "Vi" significa chiaramente; "Passana" significa vedere. Vipassana consente vedere chiaramente tre cose: "anicca", "dukkha", "anatta". Dentro di noi e nel mondo che ci circonda le cose non hanno certezza(anicca), dentro di noi e nel mondo che ci circonda ogni cosa è insoddisfacente(dukkha), dentro di noi e nel mondo che ci circonda ogni cosa è incontrollabile(anatta). Stabilito che ogni cosa è insoddisfacente e impermanente, Vipassana ci consente di:


  • purificare la mente
  • smettere di lamentarsi
  • rilassamento del corpo e della mente
  • scoprire il senso della vita
  • fine di tutte le sofferenze




vipassana-meditation

Gli obbiettivi sopracitati sono raggiungibili grazie ad una pratica costante in linea con la consapevolezza.
"Consapevolezza" significa essere presenti, qui ed ora. I quattro fondamenti della consapevolezza sono: corpo, sensazione, mente e dhamma. La realizzazione del dhamma è il mezzo con il quale si mantiene lontana ogni negatività, quando siamo consapevoli il nostro cuore è puro e benevolo, possiamo paragonarlo ad un faro che illumina l'oscurità. Il Buddha insegnò che la consapevolezza deve essere usata in ogni momento della vita e non solo durante la pratica della meditazione.
Molte persone che si avvicinano alla meditazione attribuiscono ad essa poteri miracolosi, magici o mistici. Il Buddha incitò solo chi ricercava la liberazione dalla sofferenza. In Oriente specialmente, molte persone mantengono certe ritualità come preparazione alla meditazione ad esempio: accendere candele, incensi o cantare mantra o canzoni, ritenendo questi fattori necessari per avere una "buona" meditazione, personalmente ritengo che tali riti non influenzino la pratica, ma se accendere una candela, un'incenso o ascoltare a basso volume una musica rilassante aiuta a concentrarci meglio, nessuno ci vieta di farlo.
Un buon stato generale di salute è importante per la pratica, non significa essere degli atleti, ma avere cura del corpo è fondamentale per sostenere la vita spirituale, percui la parola moderazione dovrà entrare quanto prima nelle nostre priorità: moderazione nel consumo di alcolici, moderazione nel consumo di tabacco, moderazione nel consumo di carne e alimenti grassi, ma anche moderazione nella parola, specie quando inopportuna e moderazione delle azioni sono solo alcuni esempi di moderazione.
Arriviamo finalmente alla postura. La tradizionale postura per praticare la meditazione è quella del "loto", per molte persone questa postura potrebbe essere troppo difficile in quel caso si può prendere in considerazione la postura del "mezzo loto", per facilitare la comprensione delle principali posture per praticare la meditazione l'autore di questo articolo ha realizzato un video(molto spartano) dove vengono mostrate le diverse posture, ogni persona con il tempo troverà quella più adatta al proprio corpo.
Video: le posizioni per praticare la meditazione
Distrazioni quali:insetti, rumori, luci o altro dovrebbero essere ignorati durante la pratica, solo quando la distrazione persiste cercheremo di porvi rimedio, anche la postura inizialmente è fonte di distrazione, gambe e ginocchia o schiena sono un problema ricorrente di chi si accinge a praticare la meditazione per la prima volta, in quel caso inizieremo con brevi sessioni che aumenteranno gradualmente sino a che la postura stessa diventerà comoda e rilassante. Le distrazioni più ricorrenti però, non sono quelle fisiche, ma bensì quelle mentali, ma a quel tipo di distrazioni parleremo in un altro momento.
Il periodo più indicato per praticare la meditazione potrebbe essere alla mattina presto, o alla sera durante il tramonto, ma non c'è una regola universale per quanto riguarda orari specifici. Trovo controproducente meditare quando si ha altro da fare, per cui è bene ritagliare una parte della giornata in cui siamo in condizione di praticare con la mente libera, ad esempio dopo il lavoro. Molte persone che iniziano a praticare la meditazione si chiedono:"quanto tempo devo dedicare alla pratica? quanti giorni? quante settimane?" e così via... all'autore dell'articolo piace rispondere così: non ti preoccupare del tempo, inizia oggi stesso e non fermarti più per il resto della tua vita. All'inizio però bisogna fare i conti con la scarsa fiducia che si ha nella pratica per cui appoggiarsi a qualcuno che ha più esperienza è molto consigliato, un'altra via per iniziare a praticare la meditazione è partecipare ad un corso.
Affinché la meditazione Vipassana non sia una breve "luna di miele", nei primi mesi occorre "attaccarsi" forte alla pratica, anche l'autore di questo articolo ha avuto periodi in cui ha "tentennato", ha messo in dubbio l'efficacia di Vipassana, di fatto dilatando i tempi per riceverne i benefici, quando poi sono arrivati ha avuto la sensazione che da li in avanti la strada era spianata, la vita cambia per sempre. Non dubitare dell'efficacia della meditazione Vipassana è una qualità molto importante.
Il luogo più indicato per praticare la meditazione sarebbe a contatto con la natura, ma non sempre abbiamo una foresta o un bosco dietro l'angolo percui è bene abituarsi a praticare in qualsiasi posto e in qualsiasi momento, dobbiamo cercare il luogo migliore pur non avendo esigenza alcuna. Il Buddha esortava i suoi discepoli a praticare nella foresta.
Avere un'insegnante, una guida o un'amico più esperto è sicuramente un grande vantaggio anche se l'insegnamento più importante è la pratica stessa, dovremmo immaginarci la meditazione Vipassana come correre una maratona, avere un preparatore atletico è sicuramente d'aiuto per prepararci alla gara, ma se non ci alleniamo costantemente non ci sarà modo di completare la maratona.
Ora che abbiamo visto alcuni aspetti dell'introduzione alla meditazione Vipassana vorrei soffermarmi sull'ultimo punto, ma primo in importanza: non esiste un "io" e un "mio", il meditatore deve riflettere sul significato centrale del Buddha, abbandonare quindi ogni vocabolo che denoti una personalità anche intenzionale, il soggeto è il "meditatore" e la mente non è una persona, un "io".